Il calendario babilonese
Il calendario babilonese affonda le sue radici negli antichi calendari dei sumeri (stanziati in mesopotamia già nel 4500 a.C. ed inventori della prima forma di scrittura) e degli accadi (che guidati dal re Sargon conquistarono successivamente una vasta parte di quei territori a partire dal 2350 a.C.). Come accaduto presso moltissime altre popolazioni, essi scelsero di mantenere una rigorosa corrispondenza tra il corso dei mesi e quello della luna (mesi lunare) avviando la storia di un calendario lunare che raggiunse con i babilonesi un elevato grado di perfezione (conquistata la regione nel 1792 a.C. con il re Hammurabi, posero fine all’impero accadico e crearono un fiorente regno che con fasi alterne mantenne il possesso della mesopotamia fino alla conquista persiana da parte di Ciro II nel 539 a.C.).
Nel calendario babilonese il giorno iniziava con il sorgere del sole e si concludeva all’alba successiva.
Il mese lunare veniva scandito dalla luna nuova ed iniziava il giorno immediatamente seguente la prima apparizione della sottile falce lunare dopo la congiunzione col sole.
L’anno, infine, era affidato alle stelle. Il più importante compendio della astronomia babilonese (MUL.APIN) si trova inciso su tavolette di argilla del periodo di Assurbanipal (668-626 a.C.) e rimandano ad un contenuto forse risalente a quattro secoli prima. In esso troviamo una lunga lista di stelle (il germe da cui scaturirà lo zodiaco) che con la loro levata eliaca permettevano di controllare accuratamente il flusso del tempo nel corso di tutto l’anno.
I babilonesi affrontarono il problema del calendario senza compromessi, cercando le difficili leggi che permettono di accordare il ritmo dei giorni, delle lunazioni e degli anni.
La complessità e variabilità del moto lunare costituiva una prima difficile sfida (NEUGEBAUER 123). Dato che tra due lune nuove si potevano contare 29 o 30 giorni (oggi sappiamo che la lunazione ha una durata variabile da 29,27 a 29,84 giorni) ne risultava che i mesi lunari dovessero avere diversa durata. Lo studio approfondito del moto lunare (ne rimangono le effemeridi che forse potrebbero essere mostrate, NEUGEBAUER 123) condusse i babilonesi a verificare che alternando regolarmente mesi lunari di 29 giorni con mesi lunari di 30 giorni si manteneva, in media, un soddisfacente allineamento tra primo giorno del mese e luna nuova e dunque un buon accordo del ritmo dei giorni con il ritmo della luna.
Ben più difficile fu capire in quale modo si potesse accordare il ritmo della luna con quello delle stagioni.
Dato che in un anno ci sono mediamente 12,38 lunazioni, si verifica facilmente che la semplice alternanza di anni con 12 mesi lunari con anni di 13 mesi lunari porterebbe nel volgere di pochi anni a perdere la corrispondenza dei mesi con le stagioni, una proprietà che la maggior parte dei calendari ha ritenuto irrinunciabile. La ricerca della corretta alternanza degli anni di 12 e 13 mesi lunari fu una delle grandi sfide raccolte dalla astronomia babilonese.
Sappiamo che ancora al tempo di Hammurabi (1792-1750 a.C.) un criterio del genere non era disponibile per cui, ogniqualvolta i mesi lunari si allontanavano troppo dalle stagioni di riferimento, un decreto imperiale aggiungeva improvvisamente un tredicesimo mese [vedi pag. 63 SCHIA]. Il criterio guadagnò in precisione intorno al 1000 a.C. (citare, mostrare tavolette argilla MUL.APIN con testo risalente al 1000 a.C.) quando a ciascun mese lunare venne associata la levata eliaca di una propria stella di riferimento. Semplificando un poco il procedimento, se la levata eliaca della stella che marcava il primo mese lunare dell’anno nuovo cadeva oltre 29 giorni dopo la dodicesima lunazione dell’anno vecchio si aggiungeva un tredicesimo mese all’anno vecchio altrimenti si mantenevano i dodici mesi rimandando la valutazione all’anno successivo.
Il tredicesimo mese aveva lo stesso nome del mese lunare che lo precedeva per cui accadeva che in certi anni del calendario babilonese vi fossero due mesi consecutivi con lo stesso nome, distinti solo da un suffisso per non generare troppa confusione nella vita civile (citare curioso problema tasse? tavolette british? Vedi SCHIA 65 o wiki]. La limitazione più grave era però un’altra. Infatti, una corretta pianificazione della vita civile richiedeva un calendario definito a priori mentre la tecnica descritta era in grado di apportare la correzione solo a posteriori. In altri termini era necessario sapere già ad inizio anno e non alla fine se i mesi sarebbero stati 12 o 13.
Questa capacità di previsione prevedeva un deciso progresso nella comprensione del moto lunare. Il conseguimento di questo ulteriore risultato è uno dei grandi trionfi della astronomia babilonese.
Il primo decisivo passo fu compiuto con la scoperta del ciclo degli otto anni e delle 99 lunazioni detto ottaeride. Documentato presso Babilonia al tempo della conquista persiana da parte di Ciro II (539 a.C), la scoperta consisteva nella osservazione che in un arco di tempo di 8 anni cadevano quasi esattamente 99 lunazioni, per cui, sulla base di ciò, si poteva concludere che in otto anni si dovevano prevedere 5 anni da 12 mesi e 3 anni da 13 mesi in modo tale da avere 5×12+3×13=99 lunazioni!
Il limite di questa tecnica stava nella non perfetta coincidenza tra 99 lunazioni e 8 anni. Utilizzando i valori moderni otteniamo infatti:
99 lunazioni x 29,5306 giorni = 2923.5294 giorni
8 anni x 365,2422 giorni = 2921.9376 giorni
differenza = 2923.5294-2921.9376 = 1.5918 giorni
ovvero una eccedenza di quasi un giorno e mezzo ogni 8 anni che spinse gli astronomi babilonesi a cercare altre strade.
Nel 383 a.C. l’astronomo caldeo Kidinnu (Kidenas, Cidena) scoprì il ciclo dei 19 anni e delle 235 lunazioni già in uso presso i greci da circa 50 anni con la riforma proposta da Metone (ci sono prove che si sia trattato di una scoperta indipendente). La scoperta consisteva nella osservazione che in un arco di tempo di 19 anni cadevano quasi esattamente 235 lunazioni, per cui, sulla base di ciò si poteva concludere in diciannove anni si dovevano prevedere 12 anni da 12 mesi e 7 anni da 13 mesi in modo tale da avere 12×12+7×13=235 lunazioni!
La precisione del nuovo ciclo era molto migliore. Utilizzando i valori moderni otteniamo infatti:
235 lunazioni x 29,5306 giorni = 6939.6910 giorni
19 anni x 365,2422 giorni = 6939.6018 giorni
differenza = 6939.6910 – 6939.6018 = 0.0892 giorni
ovvero una differenza di un giorno in 213 anni!
Con il ciclo dei 19 anni gli astronomi babilonesi riuscirono nella difficile impresa di accordare il ritmo della luna con quello dei giorni e degli anni ponendo le solide basi di un calendario razionale e preciso basato sul mese lunare.
I cinque secoli che seguirono la conquista persiana da parte di Ciro II (539 a.C.) condussero al lento ed inesorabile declino di Babilonia fino alla totale distruzione ma le conoscenze astronomiche pazientemente accumulate nel corso dei secoli non andarono perdute. Piuttosto costituirono uno dei patrimoni più cospicui della scienza antica da cui prese avvio lo straordinario percorso della astronomia greca e greca-alessandrina. Le conquiste militari di Alessandro (356-323 a.C.) diffusero tali conoscenze dal mediterraneo fino all’indo ed il calendario babilonese prospera ancora oggi in tutta quell’area geografica sostanzialmente senza varianti, perfettamente riconoscibile negli attuali calendari ebraico ed islamico.