Approfondimento: L'anno delle culture antiche
Il ciclo dell’anno è quello che più di ogni altro sembra chiudersi su se stesso, dando luogo all’esatto ripetersi di fenomeni assai evidenti e spesso basilari per la sopravvivenza delle stesse comunità umane: presso gli antichi egizi il ciclico ritorno delle acque del Nilo segnava i tempi della semina, presso gli jacuti il ritorno della grande costellazione dell’alce cosmico annunciava la fine del lungo inverno siberiano, presso gli Yami di Botel-Tobago il ritorno dei pesci volanti annunciava la primavera e l’inizio della stagione della pesca, presso i Tinglit dell’Alaska la risalita dei salmoni segnava l’estate e l’inizio della stagione della pesca. Non era difficile, infatti, traguardare i punti dove sorgeva o tramontava il sole con il profilo delle montagne sull’orizzonte e con qualche altro riferimento in modo da evidenziare il loro andamento ciclico. Lo stesso poteva essere fatto osservando l’andamento nel corso dei giorni dell’ombra minima di un semplice bastone piantato verticalmente come ad esempio uno gnomone, oppure osservando il ritorno di certe stelle luminose subito in coda al tramonto del sole (tramonto eliaco) o subito prima del suo sorgere (sorgere eliaco), quando il cielo riceveva la debole luce del crepuscolo. Nonostante ciò, però, la comprensione della esatta relazione intercorrente tra i movimenti periodici del sole e l’andamento ciclico delle stagioni ha per lungo tempo sfidato l’ingegno umano fornendo una forte motivazione alla osservazione dettagliata del cielo.