Approfondimento: La difficile navigazione dell'invincibile armada

LA DIFFICILE NAVIGAZIONE DELL’INVINCIBILE ARMADA

In questa situazione la disponibilità di carte geografiche dettagliate, la sicurezza ed efficienza della navigazione divennero elementi decisivi per mantenere la supremazia commerciale e militare sui mari per cui l’antico problema della misura della longitudine divenne una priorità assoluta che andava risolta impiegando tutti i mezzi a disposizione. Nella migliore delle ipotesi i viaggi si allungavano enormemente poiché le navi non seguivano la via più breve dato che i capitani preferivano dapprima raggiungere la latitudine del porto di destinazione navigando poi verso est o verso ovest fino alla meta. Non potendo determinare in modo affidabile la longitudine la cognizione della distanza da percorrere e di quella percorsa era assai approssimativa e la posizione veniva stimata tenendo nota della rotta e della velocità, quest’ultima determinata in modo molto impreciso e affetta da uno scarroccio (componente laterale) difficilmente valutabile. Infine, la composizione dei vari pezzi di percorso portava alla somma degli errori ed era facilissimo mancare l’approdo per decine e decine di chilometri. Nella peggiore delle ipotesi i viaggi terminavano in grandi tragedie. Gli equipaggi, normalmente decimati dallo scorbuto e dall’acqua infetta, dai microbi, dal caldo e dal freddo, a causa della eccessiva lunghezza del viaggio potevano ridursi fino a rendere ingovernabile la nave che finiva alla deriva nell’oceano. Oppure, non valutando correttamente la propria longitudine potevano trovarsi molto più sottocosta del previsto e se il caso era avverso trovarsi in condizioni di non poterla evitare. E’ ciò che accade nel settembre del 1588 alla Invincibile Armada, la flotta con la quale il re di spagna Filippo II avrebbe voluto invadere l’inghilterra per arginare la crescente potenza marittima degli inglesi. Dopo alcuni scontri navali gli spagnoli si resero conto che non sarebbero riusciti a sbarcare in inghilterra e si trovarono costretti a rientrare in spagna doppiando la scozia tenendosi ben lontani dalle coste irlandesi di cui conoscevano la pericolosità. Sbagliando la valutazione della longitudine anticiparono troppo la virata verso sud e imboccarono una rotta priva dei necessari margini di sicurezza per cui lo scarroccio della corrente del golfo ed i forti venti occidentali di una improvvisa tempesta non lasciarono scampo alla flotta che si infranse sulle scogliere dell’irlanda perdendo 45 delle 138 navi e 10.000 dei 24.000 uomini. E’ piuttosto significativo che Filippo III di Spagna, appena salito al trono nel 1598, decidesse di risolvere con la forza del denaro il problema della longitudine che appena un decennio prima aveva avuto un peso rilevante nella distruzione della flotta spagnola. Il premio messo in palio era favoloso: mille ducati subito, un assegno perpetuo di seimila ducati ed un vitalizio di duemila ducati (per confronto si tenga conto l’appannaggio annuo per la carica di vicerè di Sardegna sotto il regno di Filippo IV ammontava a 6000 ducati). Quasi immediatamente, nel 1600, seguì un’analoga iniziativa da parte degli Stati Generali dell’Olanda che misero a disposizione un premio di 5000 fiorini ed un vitalizio annuo di 1000 sterline, progressivamente innalzato negli anni seguenti fino a raggiungere il valore di 50.000 fiorini nel 1738.