Approfondimento: Sfera Armillare

IL TEMPO DIVENTA GEOMETRIA DEL MOTO DEGLI ASTRI: LA SFERA ARMILLARE

Il modello geocentrico del cosmo elaborato dalla astronomia greco-alessandrina trova una rappresentazione concreta nella Sfera Armillare.
Già nota agli astronomi cinesi sin dal IV secolo A.C, sembra sia stata autonomamente inventata in occidente dall’astronomo greco-alessandrino Eratostene (276-194 a.C.). Utilizzata soprattutto come strumento didattico, il suo principio di funzionamento ispirò certamente diversi strumenti di misura anche se a noi giunge il solo astrolabio armillare descritto da Claudio Tolomeo nell’ Almagesto.
Gli arabi, che raccolsero l’eredità della cultura greco-romana, la perfezionarono ulteriormente producendo meravigliosi esemplari e la introdussero in occidente attraverso l’Andalusia intorno all’anno 1000.
Utilizzata dagli studiosi nel corso del medioevo e del rinascimento, la complessità dei suoi meccanismi divenne l’immagine stessa del sapere e la troviamo in molti dipinti sorretta dalla mano di importanti scienziati e uomini pubblici
Il modello geocentrico tolemaico assume la terra sferica ed immobile al centro del cosmo e fa muovere stelle, sole, luna e pianeti offrendo il grande vantaggio di aderire perfettamente al punto di vista di noi osservatori terrestri che abbiamo l’illusione di essere fermi al centro del cosmo.
Il globo azzurro rappresenta la terra sferica, immobile e posta la centro del cosmo. La sfericità della terra era un fatto già acquisito e la sua immobilità e centralità poggiava invece su argomentazioni teoriche basate sulla fisica aristotelica e discusse tra gli altri da Claudio Tolomeo nell’ Almagesto. Nella moderna versione della sfera armillare qui riprodotta il piano equatoriale è stato disposto parallelamente al pavimento della sala.
La trama di paralleli e meridiani di acciaio indicano la più esterna delle sfere del modello tolemaico, quella di etere su cui erano infisse le stelle. La rotazione oraria di questa grande sfera attorno all’asse passante per i poli in un intervallo di tempo di 24 ore, rendeva perfettamente conto del moto delle stelle che tutti possiamo facilmente osservare nelle notti sufficientemente limpide. Questo moto primario, il più rapido di tutti, metteva a sua volta in movimento le sette sfere interne su cui erano infissi i cinque pianeti allora noti (Saturno, Giove, Marte, venere mercurio) il sole e la luna. Nella sfera armillare qui riprodotta risultano visibili solo la sfera del sole e della luna che ricevendo il loro movimento principale dalla sfera delle stelle fanno sorgere e tramontare il sole e luna assieme alle stelle per tutti gli osservatori posti sulla terra dando luogo a quell’intervallo di tempo che chiamiamo giorno (diviso in dì e notte).
Nel modello tolemaico, le sette sfere interne hanno anche lenti moti propri o secondari rispetto alla ottava sfera esterna delle stelle. In particolare, la lenta controrotazione della sfera lunare determina le diverse fasi lunari offrendo quella divisione intermedia del tempo che chiamiamo mese e le quattro fasi lunari hanno costituito la base per l’ulteriore divisione del mese in settimane.
Infine, la lentissima controrotazione della sfera solare determina il movimento del sole rispetto alle stelle lungo lo zodiaco. Questo movimento determina il lento variare quotidiano della posizione da cui leva e tramonta il sole nonché la diversa altezza nel cielo del suo arco per tutti gli osservatori posti sulla terra. Ciò da luogo al ciclo delle stagioni nel corso di quel periodo di tempo che chiamiamo anno.
Così, l’astronomia tolemaica ancorava il flusso del tempo -scandito in giorni, mesi ed anni – ad una solida visione geometrica del cosmo, una sintesi quasi perfetta che racchiudeva le conoscenze accumulate da egizi, babilonesi e greci, e che resisterà per quasi 1400 anni fino al tardo rinascimento della nostra epoca.